Problemi di sonno negli anziani: perché gli anziani hanno bisogno di più sonno durante il giorno?
Il sonno negli anziani subisce spesso dei cambiamenti significativi, sia in termini di quantità che di qualità. Durante questa particolare fase della vita, è comune riscontrare difficoltà nell’addormentarsi o soffrire di frequenti risvegli notturni che rendono difficile riprendere sonno. Di conseguenza, durante il giorno, le persone anziane tendono a sentirsi stanche e a manifestare sonnolenza, soprattutto dopo i pasti. Non c’è quindi da preoccuparsi se i nostri cari si assopiscono dopo pranzo o davanti alla TV, poiché spesso si tratta di un fenomeno fisiologico e naturale.
Tuttavia, se il sonno diventa eccessivamente agitato o frammentato, e la sonnolenza diurna supera i limiti del normale “pisolino”, è consigliabile consultare il medico curante, poiché potrebbero esserci patologie sottostanti.
La depressione senile, ad esempio, può causare mancanza di energia, disinteresse per le attività quotidiane e sonnolenza diurna. L’ipersonnia è anche uno degli effetti collaterali principali della demenza senile ed è presente durante gran parte del decorso della malattia. Come in altre malattie neurodegenerative, nella demenza senile le attività quotidiane diventano enormemente faticose, portando a stanchezza e sonnolenza. Inoltre, i disturbi del sonno accompagnati da eccessiva sonnolenza diurna possono essere sintomi di insufficienza renale o epatica, oltre che di alcune infezioni.
In questo articolo, analizzeremo le diverse ragioni che possono influenzare la qualità del sonno negli anziani, sottolineando l’importanza di consultare un medico nel caso in cui notiamo che un nostro caro tende a dormire eccessivamente durante il giorno. Inoltre, approfondiremo i fattori che possono alterare il sonno in età avanzata e forniremo consigli utili per gestire queste situazioni, ricordando sempre che il parere di un professionista è fondamentale per garantire il benessere della persona interessata.
Cambiamenti fisiologici che influenzano il sonno negli anziani
Il sonno riveste un ruolo cruciale per il benessere del nostro corpo e, soprattutto, per la nostra salute generale. Durante il sonno, infatti, il nostro cervello elimina le sostanze di scarto accumulate durante la giornata, grazie all’azione del sistema glinfatico, spesso descritto come una sorta di “spazzino cerebrale”. Questo sistema ripulisce il cervello da proteine tossiche e altri sottoprodotti dell’attività neurale, che vengono poi trasportati al fegato per essere smaltiti. Una ricerca del 2013 condotta dal Centro di Neuromedicina dell’Università di Rochester di New York ha evidenziato che la mancanza di sonno può portare all’accumulo di queste sostanze, aumentando il rischio di sviluppare malattie neurodegenerative come il Morbo di Alzheimer.
Il sonno offre dunque innumerevoli benefici, particolarmente evidenti quando si raggiunge la fase REM. Come è noto, il passaggio al sonno profondo richiede tempo dall’addormentamento, e questa fase, chiamata REM, è essenziale per il rinnovamento e la ricarica del nostro organismo. Durante la fase REM, inoltre, consolidiamo i ricordi: le informazioni accumulate nell’ippocampo vengono trasferite alla corteccia cerebrale, diventando memoria a lungo termine. Con l’avanzare dell’età, la memoria tende a indebolirsi, rendendo più difficile ricordare i dettagli. Uno dei fattori che contribuiscono alla riduzione del sonno negli anziani è la perdita di neuroni nell’area dell’ipotalamo anteriore, responsabile della regolazione del ritmo sonno-veglia.
Inoltre, il ritmo circadiano, che regola l’alternanza tra sonno e veglia, è strettamente legato alla produzione di melatonina, conosciuta come la “molecola della buonanotte”. Il picco di produzione di melatonina si verifica generalmente tra l’una e le tre di notte, ma questa produzione varia nel corso della vita. Nei primi anni di vita, tra 0 e 10 anni, si registra un picco nella produzione di melatonina, mentre durante l’adolescenza i livelli diminuiscono per permettere lo sviluppo dell’individuo. Dopo la pubertà, i livelli di melatonina si stabilizzano, per poi iniziare un declino progressivo e inarrestabile dai 20 anni in poi. Questi cambiamenti contribuiscono all’insorgenza dell’insonnia nella terza età, ma esistono anche altri fattori che possono influire su questa condizione. Esaminiamone alcuni.
Sonno negli anziani: altri fattori che causano alterazioni nel ciclo sonno-veglia
Il sonno negli anziani tende a essere molto più leggero rispetto a quello delle persone più giovani, rendendolo suscettibile a disturbi anche minimi, come il semplice rumore del traffico, che può causare microrisvegli. Oltre ai fattori ambientali che possono compromettere la qualità del riposo, esistono anche condizioni fisiche e psicologiche che possono alterare il ritmo circadiano.
Tra le patologie che influenzano negativamente il sonno, troviamo le malattie di natura reumatica, come l’artrite, che secondo numerosi studi ha un impatto significativo sulla qualità del sonno di chi ne è affetto. Non possiamo trascurare, inoltre, disturbi molto comuni nella popolazione anziana, come le apnee notturne o la sindrome delle gambe senza riposo.
Anche il disagio psicologico può manifestarsi con una riduzione delle ore di sonno: il momento di coricarsi diventa spesso un’occasione per riflettere sulle preoccupazioni o i problemi della giornata, ritardando l’addormentamento. Questo fenomeno si osserva anche in persone affette da depressione senile, che talvolta riescono a dissimularne i sintomi in presenza dei familiari. Come vedremo, la famiglia riveste un ruolo cruciale nella promozione del benessere dell’anziano, contribuendo a individuare tempestivamente segnali come le alterazioni del sonno, affinché possano essere gestiti e risolti nel modo più rapido ed efficace possibile.
Consigli per migliorare il sonno negli anziani
Seguendo alcune semplici regole quotidiane, è possibile migliorare sia la quantità che la qualità del sonno negli anziani. Il primo passo consiste nel mantenere una routine regolare del sonno, andando a dormire e svegliandosi sempre alla stessa ora. Una buona igiene del sonno prevede, ad esempio, di arieggiare la camera da letto più volte al giorno e di mantenere una temperatura moderata nella stanza. È importante evitare cene abbondanti e l’assunzione di alcolici o caffè, che possono interferire con il riposo. Inoltre, una regolare attività fisica durante il giorno contribuisce a stabilizzare il ritmo circadiano. L’uso di oli essenziali, come quello di lavanda o arancio dolce, può favorire il rilassamento e facilitare l’addormentamento.
Se l’anziano fatica a seguire queste buone pratiche, i familiari dovrebbero incoraggiarlo e supportarlo nel rispettare i ritmi e le abitudini salutari per il sonno. Tuttavia, capita spesso che gli anziani vivano da soli o che, pur vivendo in famiglia, non riescano a mantenere una routine adeguata alla loro età. In questi casi, se non è possibile garantire la necessaria attenzione al benessere della persona over 70, si possono valutare valide alternative, come il soggiorno in una struttura residenziale per anziani autosufficienti.
Presso Residenza Bergoglio R.A.A., il personale è altamente formato per riconoscere quando i disturbi del sonno potrebbero essere segnali di patologie non ancora diagnosticate. Situata nella splendida Val Sangone, la nostra residenza per anziani autosufficienti offre un ambiente sereno, con aria fresca e silenzio, che favoriscono un riposo di qualità per gli ospiti. Affida il tuo caro a uno staff preparato e qualificato: contatta la segreteria della Residenza Bergoglio R.A.A. per ricevere tutte le informazioni di cui hai bisogno.
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