La depressione non costituisce una condizione inevitabile della terza età. Così come, vivere nelle residenze per anziani non significa diventare necessariamente dei vecchietti tristi e soli. Dove sta la differenza?

Un primo fattore …

Un primo fattore può dipendere dal fatto che il trasferimento venga subito invece di essere scelto con convinzione dal genitore anziano, solo per il fatto che non esistono soluzioni alternative.

Può addirittura capitare che un soggiorno di sollievo si trasformi in un soggiorno permanente, per improvvise difficoltà subentrate nell’ordinaria gestione dell’anziano da parte dei famigliari. Senza però, avergli dato né le argomentazioni giuste né il tempo necessari per intimizzare il cambiamento. Quella che ne può conseguire è un’accettazione frustante della situazione (quale genitore vorrebbe essere d’intralcio ai figli che lavorano tutto il giorno?) che, se non gestita tempestivamente ed in maniera ottimale, potrebbe davvero influire negativamente sul benessere futuro dell’anziano. A questo proposito rinviamo all’articolo “Soggiorno per anziani: l’importanza dell’accoglienza” dove leggiamo subito che

“Il soggiorno per anziani in una R.A.A. (Residenza per anziani autosufficienti) può rivelarsi un’ottima occasione di socialità e benessere se coordinato correttamente in tutte le sue fasi, a cominciare da quella iniziale. L’inserimento di una persona anziana in una struttura residenziale rappresenta infatti, un momento estremamente delicato.”

È fondamentale, cioè, aiutare la persona anziana a capire che andare a vivere in una residenza per anziani significa trasferirsi in una nuova casa dove ci sono

  • persone e professionisti che possono sollevarla da tutte le incombenze del quotidiano e prendersi cura di lei al meglio
  • amici e coetanei con cui condividere esperienze, ricordi e risate
  • parenti, figli e nipoti con cui poter trascorrere del tempo di qualità, anziché limitarsi a comunicazioni di carattere pratico, come ad esempio: “Mamma, ti vedo dimagrita: stai mangiando a sufficienza? Papà, hai chiamato l’idraulico che ti venga a sistemare quella perdita?”

 

Il secondo fattore …

Il secondo fattore che può influire sulla serenità della persona anziana in una struttura residenziale, riguarda la paura di finire in un ricovero per poveri vecchi dove si è trattati solo come anziani istituzionalizzati.

Diversi sono, infatti, i timori che aleggiano attorno alle residenze per anziani. Per citarne qualcuno … Vivere in una residenza per anziani significa perdere la propria autonomia, essere abbandonati dai propri cari, dire addio ai propri hobby, rinunciare completamente alle proprie abitudini.

Nulla di tutto ciò avviene nella nostra residenza per anziani autosufficienti dove, lo abbiamo detto più e più volte, perseguiamo il benessere dei nostri ospiti come stile di vita, attraverso

  • la collaborazione di professionisti qualificati che supportano i nostri ospiti nelle loro esigenze, ne tutelano la sicurezza, cercando sempre, però, di incentivarne l’autonomia.
  • L’allestimento di spazi e momenti di incontro e di divertimento come feste, pomeriggi danzanti, laboratori creativi, e molte altre attività che stimolano la creatività, favoriscono la socializzazione, riandando gli effetti degenerativi della vecchiaia.

Lo sappiamo. Quando si diventa anziani la propria vita può cambiare improvvisamente, da un momento all’altro. Il giorno prima si riusciva a fare delle tranquillamente molte cose che ora costano fatica sempre più fatica. Non è detto però che il cambiamento non possa trasformarsi in una nuova opportunità per essere felici!

 

Residenze per anziani: affidati a Residenza Bergoglio. Abbiamo cura della tua serenità

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